IL BUNKER DI BOCCA D’ARNO

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UN MIRABILE RIFUGIO ANTIAEREO CHE HA RISCHIATO DI SPARIRE

Questo post è dedicato a un’opera che mi è capitato di conoscere di recente, durante una breve vacanza estiva sulla costa toscana. Si tratta del bunker di Bocca d’Arno, situato ove il maggior fiume toscano, dopo essere nato dal Monte Falterona e aver bagnato le città di Firenze e Pisa, solo per citare le più grandi, sfocia nel Mar Tirreno.

Il bunker si trova per la precisione nei pressi dell’imbocco al tunnel che conduce al nuovo Porto turistico di Bocca d’Arno, costruito di recente laddove vi era una vasta area industriale dismessa, a nord della cittadina balneare di Marina di Pisa.  Quest’ultima, per aggiungere qualche nota informativa, si formò a sud della foce dell’Arno, dopo la stabilizzazione dei litorali, in quanto a nord s’estendeva la Tenuta di San Rossore che i regnanti d’Italia vollero riservare a loro uso esclusivo.

Il bunker di Bocca d’Arno visto da sud (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023). E’ alquanto osservabile la peculiare fisionomia dell’opera, interamente di calcestruzzo cementizio armato, di cui sono evidenti le suture e le “toppe” dovute alla rigiunzione dei pezzi decostruiti.

 

Per quanto possa sembrare incredibile, la città di Pisa, che fu una potente Repubblica marinara, era rimasta per secoli priva di porto, giacchè il suo grande porto storico era stato fagocitato da quello di Livorno.  Pertanto, il nuovo Porto di Bocca d’Arno (inaugurato nell’ottobre 2013) è considerabile a tutti gli effetti l’attuale Porto di Pisa.

Devo dire che la visione di primo acchito del bunker, anche da parte di chi non è uno specialista in materia, suscita interrogativi alquanto spontanei in merito alla sua attuale ubicazione, che si direbbe non molto coerente, per giacitura e altro, col sito d’appartenenza.  Tanto più che il bunker si trova, oltre che vicino a una pescheria, altrettanto vicino a una rotatoria stradale e a uno spiazzo sterrato (per  inciso, alquanto pieno di grandi pozzanghere), adibito a parcheggio di automobili.

Il bunker di Bocca d’Arno vista da una diversa angolazione (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023). Anche questa immagine evidenzia la maculosità della superfici cementizie.

 

Parrebbe evidente che se il sito originario di costruzione del bunker fosse stato quello attuale, sarebbe da ritenersi quanto meno oltraggioso l’avvenuto vulnus del contesto circostante, che fa apparire l’insolito artefatto edilizio molto poco correlato all’assetto e all’aspetto della sua area d’ubicazione.

In realtà facendo qualche ricerca, avvalendosi delle  fonti cartografiche e fotografiche della Regione Toscana, oltre che di alcune immagini “storiche” di Google Street Views, si scopre che il bunker sorgeva originariamente non dove si trova adesso, ma più verso il mare.  A non molte decine di metri di distanza, ossia nell’area un tempo occupata dai grandi stabilimenti della CMASA (Costruzioni Meccaniche Aeronautiche Società Anonima), conosciuti in precedenza col nome di Cantieri Gallinari e in seguito con quello di Motofides.  Questi furono adibiti per anni alla costruzione di idrovolanti, i quali come è noto potevano decollare dall’acqua e atterrare sull’acqua, costituendo un vanto dell’aviazione italiana che ebbe in quegli anni, sulla costa toscana, un’impavido protagonista in Italo Balbo.

Particolare da distanza ravvicinata del bunker di Bocca d’Arno (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023).

 

Il principale scopo del bunker, visto il tipo di produzione che si svolgeva negli stabilimenti CMASA, era quindi quello di riparo antiaereo, atto a proteggersi in caso di eventuali attacchi nemici, negli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Per far posto all’edificazione del citato nuovo Porto di Pisa, l’area industriale della ex CMASA fu completamente smantellata intorno al 2007, e a fare la stessa fine parve condannato il bunker. Senonché, con l’emergere dell’idea di non distruggere totalmente la memoria storica dei luoghi,  si decise di salvarlo.  Beninteso, non vietando l’attuazione del progetto turistico, ma disponendo il trasferimento dell’artefatto difensivo in altro sito.

A posteriori, la decisione parrebbe biasimevole in quanto poco conforme alla regola, invalsa da tempo in materia di tutela del patrimonio costruito, che sconsiglia di spostare gli artefatti immobili dai loro siti di origine, per non rischiare di farli sembrare degli involontari objets trouvés, decontestualizzati e privi quindi di relazioni con ciò che gli sta intorno.

Per come sono andate le cose, tuttavia, parrebbe quasi un miracolo che la Soprintendenza sia riuscita a scongiurare la scomparsa del bunker, prescrivendo che fosse decostruito e ricostruito, ovvero smontato  e rimontato, seppure in un luogo diverso da quello originario.  Cosa che avvenne nel 2012, quando per l’edificio di guerra ebbe inizio un nuova esistenza, di pace e risalto visivo, nel sito ove oggi desta stupore e sorpresa.

Particolare da distanza ravvicinata del bunker di Bocca d’Arno (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023). Appare evidente la struttura cementizia voltata a guscio, di forma ogivale, che si raccorda alla retrostante struttura anch’essa voltata. L’apertura che si vede era uno dei due unici passaggi, per le persone che presumibilmente si mettevano al riparo stando sedute su lunge panche frontistanti, addossate alle pareti del corpo edilizio longitudinale.

 

Va del resto rammentato che l’operazione compiuta trova giustificazione nella ben nota asserzione che l’arte edificatoria non è autografa, ossia non è eseguita dall’autore che l’ha ideata o progettata. Anche se, ovviamente, ciò non significa che si debba sminuire il valore dell’autenticità storica delle opere.

La sfortunosa ma al contempo fortunosa vicenda che ha visto come protagonista il bunker di Bocca d’Arno, sia detto per inciso, conferma la persistenza, in Italia, della pessima abitudine di ignorare la possibilità di progettare il nuovo tenendo conto delle preesistenze, le quali raramente vengono inglobate e valorizzate nella prefigurazione di ciò che si ridisegna.   Basti pensare ai tanti capannoni prefabbricati, con le loro soverchianti forme squadrate, che si vedono spesso vicinissimi a edifici colonici anche di pregio, giacenti miseramente in abbandono e in rovina.

Il riuscire a costruire il nuovo tenendo conto delle preesistenze, specie laddove esse siano preservabili e valorizzabili, è da considerarsi quindi in Italia ancora un traguardo lontano dall’essere stato raggiunto.  Come per l’appunto conferma l’esperienza del nuovo Porto di Pisa, edificato sulla base di una sorta di tabula rasa, liberata da ogni residua traccia del passato.  Aggiungasi che in Italia, per quanto si possa pensarla diversamente, non siamo abbastanza bravi nella conoscenza delle tecniche per la gestione dei cambiamenti che inevitabilmente investono il patrimonio.

Il bunker di Bocca d’Arno visto da ovest (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023). E’ ancora una volta osservabile la peculiare fisionomia “plastico-scultorea” dell’opera, che orienta le percezioni cinestetiche.

 

Ciò detto, il bunker di Bocca d’Arno, pur non sapendo con certezza in che misura abbia conservato la materia e l’immagine originaria, appare comunque un’opera d’elevato pregio, costruttivo e formale, essendo peraltro una sorta di unicum tra le costruzioni del suo genere. Se esistessero anche in Italia i criteri vigenti in Inghilterra per distinguere i beni tutelati, assegnerei al bunker il Grade II, in quanto building of special interest, warranting every effort to preserve it (edificio di speciale interesse, che giustifica ogni sforzo [compiuto] per preservarlo).

Come tanti altri bunker voluti soprattutto dai tedeschi durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, per proteggersi dagli attacchi provenienti dal mare, va detto innanzitutto che anche quello di Bocca d’Arno è interamente di cemento armato a vista.  L’evidenza costituisce già di per sé un motivo di singolarità materica, oltre che un aspetto di interesse storico per ciò che concerne le tecniche costruttive che hanno accompagnato l’avvento della modernità nelle costruzioni belliche, comunque ascrivibili alla categoria delle fortificazioni.

Particolare da distanza ravvicinata del bunker di Bocca d’Arno (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023).  Le superfici cementizie meno esposte alla luce solare appaiono più scure.

 

Ciò che comunque rende il bunker un’opera più che degna di essere ammirata è la sua forma speciale, invero tutt’altro che facilmente riferibile a soluzioni conosciute o solite, per quanto al momento sia dato sapere.  Basti dire che nel sito www.bunkerarcheo.it, uno dei più ricchi di informazioni e di immagini in tema di artefatti difensivi di cemento armato trovabili in Italia, fonte alimentatrice della bunkermania in atto, risulta arduo trovare esperienze raffrontabili a quella di Bocca d’Arno.

Entrando più nello specifico, si può dire che nel suo insieme il bunker è costituito da una forma planimetrica pressappoco ad L, i cui volumi configurano strutture voltate continue, di altezze variabili, raccordate unitariamente.  Entro tale L, si compenetra un volume a pianta quadrangolare, di forma piramidale, i cui spigoli tendono però ad essere curvi anziché ritti.   Come è facile arguire, si tratta di una fisionomia edilizia davvero molto insolita, di speciale complessità, i cui aspetti salienti si colgono nella pressochè totale chiusura verso l’esterno e nella prevalenza delle superfici convesse, per ovvi motivi di rispondenza dell’opera allo scopo.

È ad ogni modo alquanto evidente che il calcestruzzo cementizio armato, scelto per le sue alte capacità di resistere a eventuali bombardamenti o esplosioni, abbia influito parecchio nella modellazione plastico-scultorea del bunker, a cui fu conferita la forma che oggi ammiriamo.   Direi anzi che il primario valore ontologico dell’opera è a mio avviso rinvenibile nella perfetta sintesi di design e struttura, volendo significare che le peculiari forme del bunker non potevano che realizzarsi con un materiale atto a plasmarsi agevolmente.

Il bunker di Bocca d’Arno visto da nord-est (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023).  Dal questo lato, il bunker prospetta verso le acque del fiume che sfociano in mare, ed è quindi spesso usato come ancoraggio psicologico dai pescatori.

 

Purtroppo non è stato possibile visitarlo all’interno, e non possiamo quindi conoscere con esattezza la conformazione dello spazio racchiuso entro le strutture cementizie. Possiamo però immaginare che l’ambiente ove sostavano le persone per ripararsi si trovasse a una quota interrata, come si intuisce osservando le scale interne, poste in corrispondenza delle due uniche aperture.  Possiamo inoltre immaginare che le persone stessero sedute su lunghe panche addossate alle pareti del corpo edilizio mediano, poste l’una di fronte all’altra, in modo tale da lasciare lo spazio per il transito. La funzionalità dell’opera quindi, parrebbe non trascurabile per le condizioni di sicurezza che il bunker dovette garantire.

Esternamente, sono invece alquanto evidenti i segni dell’avvenuto passaggio dalla decostruzione alla ricostruzione, osservabili nelle suture di rigiunzione dei grandi pezzi ricomposti, ovvero nelle “toppe” che compaiono sulle  superfici che, a quanto pare, si cercò di “restaurare”, con esiti che a distanza di circa 10 anni destano perplessità.

C’è comunque da augurarsi che sia reso possibile visitarlo all’interno, e che da qualche parte siano posizionati dei pannelli che illustrino come abbia funzionato storicamente e come sia avvenuta la traslazione materiale del bunker, considerabile un bene architettonico a tutti gli effetti.  Mirabile direi, come un reperto storico sopravvissuto per sorte benigna alle vicende che hanno segnato la resa dei luoghi alla forza travolgente delle azioni umane.

Il bunker di Bocca d’Arno visto nel suo contesto (© EMAS PHOTOS – Agosto 2023). Lo spiazzo in terra battuta del parcheggio per le automobili disturba notevolmente la fruibilità cinestetica del bunker.

 

Ci sarebbe da augurarsi anche che siano migliorate le condizioni di fruibilità dell’area circostante (quanto meno in fatto di viabilità, di eliminazione delle pozzanghere e di allontanamento delle automobili, che in genere disturbano le viste), tenendo in debito conto che il bunker, per la sua intrinseca forma plastico-scultorea, a “tutto tondo”, sarebbe meglio godibile, visivamente, agevolando l’approccio cinestetico, che lo scenario di Bocca d’Arno renderebbe ancor più denso d’emozioni.    Del resto, quando si è al cospetto di un unicum non si può che tutelarlo e valorizzarlo al meglio.

EMas (Emanuele Masiello) – Agosto 2023

 


 

Sovrapposizione di una ortofotografia aerea del 2007 su una carta topografica del 1988-2007. Elaborazione di immagini tratte dal portale GEOscopio della Regione Toscana. Il cerchio rosso evidenzia l’ubicazione originaria del bunker

 

Sovrapposizione di una ortofotografia aerea del 2013 su una carta topografica del 1998-2007. Elaborazione di immagini tratte dal portale GEOscopio della Regione Toscana. Il cerchio rosso evidenzia l’ubicazione originaria del bunker, ove attualmente vi è il fondale del nuovo Porto turistico di Bocca d’Arno

 


 

Fotografia aerea anteriore al 2007, che mostra l’ubicazione originaria del bunker (segnato con cerchio rosso), nell’area degli stabilimenti industriali ex CMASA. Immagine tratta dal web.

 


 

Ingrandimento di un’immagine da Google Street Views dell’ottobre 2011, da cui si intravede, oltre la recinzione di cantiere, l’esistenza e l’ubicazione originaria del bunker di Bocca d’Arno, che nel 2012 fu traslato nel sito ove si trova attualmente

 

L’area entro la quale è ubicato attualmente il bunker – rifugio antiaereo di Bocca d’Arno. Da Google Maps 2023

 


 

L’area di Bocca d’Arno di cui si osserva, sulla destra in fondo al paese di Marina di Pisa, la grande spianata ove si trovavano gli stabilimenti della ex CMASA. Immagine tratta dal web, databile a poco prima del 2013

 

Il nuovo Porto turistico di Marina di Pisa, sorto sui terreni un tempo occupati dagli stabilimenti della ex CMASA. Immagine recente tratta dal web

 


Per saperne di più:

Fonti on-line

Fonti a stampa

  • La fabbrica di Boccadarno : storia, memoria, immagini / a cura di Cristiana Torti ; fotografie di Massimo D’Amato, Ghezzano [San Giuliano Terme], 2008

P.S.
Dopo la pubblicazione dell’articolo ho ricevuto dal caro amico Saverio Bambi, insigne disegnatore di beni culturali nonché voce tonante del canto lirico, una segnalazione in merito all’apparizione del bunker di Bocca d’Arno sullo sfondo di alcune scene iniziali del famoso film Tutti a casa (1960, regista Luigi Comencini, protagonista Alberto Sordi), girate con tutta evidenza nell’area della ex CMASA di Marina di Pisa. Accludo pertanto di seguito il brano delle suddette scene del film, con alcuni fotogrammi estratti da Pinzy, ringraziando Saverio per il suo acume osservativo che consente di apportare un prezioso contributo alla conoscenza storica del bunker e della sua primeva ubicazione.

 

 


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